Lo scorso 23 febbraio è scomparso, all’età di settantasette anni, Franco Cassano. Già docente di Sociologia all’università degli Studi Aldo Moro di Bari, Cassano ha rappresentato in maniera egregia il percorso di una parte della cultura italiana che, di fronte all’avvento della secolarizzazione nel senso di Augusto Del Noce e di Pier Paolo Pasolini, ha scelto una strada opposta rispetto all’omologazione acritica. Cresciuto nel marxismo e nel Partito comunista italiano, Cassano, come Piero Barcellona e in parte Mario Tronti, hanno reagito alla trasformazione del marxismo in radicalismo di massa (nel senso del Partito radicale di Marco Pannella ed Emma Bonino), sempre per citare Del Noce, con un discorso filosofico essenzialmente anti-progressista. Cosa che li ha portati ad essere oggetto di anatema da parte di larga parte dei loro compagni di avventura politica e intellettuale, e a confrontarsi con il pensiero cattolico, a cominciare da quello di Benedetto XVI: basti ricordare il volume curato da Pietro Barcellona, Paolo Sorbi, Mario Tronti e Giuseppe Vacca, Emergenza antropologica. Per una nuova nuova alleanza tra credenti e non credenti (Milano, Guerini e Associati, 2012). Lo stesso Cassano, in un testo del 2011, L’umiltà del male (Roma-Bari, Laterza, 2011) giungeva ad una severa critica dell’ “indifferentismo etico” della politica post- comunista e progressista e degli intellettuali già marxisti.
Senza rendersene conto, e forse contro la sua volontà, Cassano, come gli altri autori citati, pur restando schierato con la parte politica di sinistra (è stato anche deputato del Pd), ha finito nelle ultime opere teoriche per proporre una filosofia più vicina al conservatorismo politico. Tanto che il libro più importante di Cassano, Il pensiero meridiano, uscito in prima edizione nel 1996 per Laterza, può essere considerata un’opera intrecciata alla filosofia conservatrice (se non proprio di “destra”, come scrisse a suo tempo Marcello Veneziani).
Nell’opera Cassano rivendica la superiorità del pensiero meridiano, quello del mezzogiorno d’Italia ma anche dell’area mediterranea d’Europa, rispetto al pensiero razionalistico e calcolante “settentrionale”. Una tesi provocatoria, che valorizza invece di condannarla le presunte “arretratezze” del sud, tali solo per chi aderisce a una visione acritica e teologica (di una teologia secolarizzata però) del “progresso”. Di fatto tutto il volume costituisce una dura critica al progresso e al progressismo; e certamente in questo Cassano raggiunge il pensiero conservatore che da Edmund Burke a Joseph De Maistre fino a Christopher Lasch e a Roger Scruton, passando per Nietzsche e Georges Sorel, ha mostrato la inconsistenza teorica e la pericolosità della nozione di progresso.
Anche i concetti che Cassano rivaluta sono vicini ad una impostazione conservatrice; da quello di “misura” (il limite, non si può forzare la natura, a cominciare da quella umana, con esperimenti biopolitici sul corpo degli uomini e soprattutto su quello delle donne) , la rivendicazione della difesa dei “luoghi” , l’esaltazione della “lentezza”, la contestazione del “mercatismo” (per utilizzare un termine che negli stessi anni introduceva un politico e intellettuale conservatore come Giulio Tremonti) e del “globalismo”, la rivendicazione della ricchezza della “tradizione” , sia pure intesa in modo non feticistico e immobile, fino persino alla parola d’ordine di “orgoglio”, uno dei banchmark del conservatorismo fin dai tempi di Edmund Burke,
Beninteso, sia nel testo del 1996 che nella nuova, importante introduzione del 2005, per molti altri aspetti Cassano rimane interno alla propria cultura di appartenenza: ad esempio sulla questione delle “frontiere” o ad esempio sull’immigrazione, dove adotta posizioni che certamente un conservatore non può condividere, tuttavia in contraddizione con la sua stessa proposta: un’immigrazione senza limiti, ad esempio, finisce per minacciare le stesse radici e gli stessi luoghi che Cassano vuole preservare. Per non dire dei nessi tra turbocapitalismo, mercatismo e immissione in Europa di manodopera a basso costo, un elemento che a Cassano sfuggiva totalmente.
Resta che, conservatorismo o meno, Il pensiero meridiano è certamente una delle opere più interessanti e innovative del dibattito politico e sociologico italiano, e non solo, dell’ultimo venticinquennio. Il modo migliore per ricordare Cassano è rileggerla o, per chi non l’avesse ancora fatto, immergervisi.
Marco Gervasoni
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